venerdì 9 ottobre 2015

Polpettine di quinoa, zucca e lenticchie

La quinoa è uno pseudo-cereale appartenente alla famiglia degli spinaci e delle barbabietole, molto diffusa nel Sud America. E' un alimento particolarmente dotato di proprietà nutritive.Contiene circa il 60% di carboidrati e una percentuale di proteine dall'alto valore biologico che oscilla tra l’ 11% e il 17%, addirittura paragonabile a quello dei prodotti lattiero-caseari.
E' una buonissima fonte di fibre e minerali, come fosforo, manganese, potassio, ferro, calcio e zinco, e numerose proteine vegetali. Grazie alla grande quantità di garssi polinsaturi e monoinsaturi che contiene, ovvero circa i due terzi della parte grassa della quinoa, è utile per combattere l'arteriosclerosi ed ipercolesterolemia.
La quinoa ha inoltre un alto contenuto di vitamine del gruppo B, C, ed E. Queste vitamine sono presenti in quantità maggiore rispetto ad altri cereali e pseudocereali. La quinoa vince anche il primato per contenuto di BetaCarotene!Possiede un alto contenuto in aminoacidi, in particolare lisina, metionina, cisteina, tirosina e fenilalanina, presenti in quantità di gran lunga superiori rispetto a quelle contenute in altri cereali quali frumento e riso. Non contenendo glutine, può essere consumata dai celiaci. (Marco Bianchi, "I magnifici 20")

Io lo trovo un alimento fantastico e versatile per moltissime ricette.
La ricetta che propongo oggi può essere considerata un piatto unico e sano grazie alla cottura in forno, che piacerà tantissimo ai vostri bambini, con la zucca che dona un po' di dolcezza e poi....alle polpettine nessuno resiste!!!



Ingredienti: 

400g di zucca (da cruda)
150g di lenticchie già lessate
200g di quinoa cotta 
1/2 cipolla rossa
1 spicchio d'aglio 
4 cucchiai di olio di semi
50g farina integrale 
50g pane grattugiato 
2 cucchiai di semi di lino
Sale
Pepe
Curcuma in polvere 
Pane grattugiato x imparare
Semi di sesamo
 
Olio extravergine



Procedimento:
Tagliare la zucca a fette e se possibile non eliminare la buccia, cuocerla in forno a 180° finché non è morbida. 
Una volta fredda mettere in una terrina insieme a cipolla e aglio tritati. Frullare con frullatore ad immersione, aggiungere quindi lenticchie, la quinoa e semi di lino tostati precedentemente in padella, e frullare fino ad ottenere un bel composto morbido. 
Aggiungere l'olio di semi, pangrattato e farina. Infine sale, pepe e spezie a vostro gusto. 
Formare delle polpettine passarle nel pangrattato e sesamo, schiacchiandole leggermente, metterle su carta da forno e spruzzarle con olio extravergine d'oliva.

Cuocere in forno a 200 gradi x 30 min., girandole una volta a metà cottura. Devono rimanere dorate in superficie. 
Servire con maionese di soia, ketchup, senape....o con cosa più vi piace!

lunedì 14 settembre 2015

Trasformati (in meglio) dai nostri figli.

In fin dei conti, che cosa significa essere genitore? E fare il genitore?
In che cosa cambia la vita? Ed in che cosa cambierà, costantemente?
E' un percorso, questo si sa....appena una nuova abitudine della vita da genitore sembra diventare parte della routine, muta nuovamente, evolve e lascia spazio ad una nuova abitudine ancora...
Credo che su un aspetto, siamo tutti d'accordo: mettere al mondo una creatura, un essere umano a sè stante (ribadisco, Un Essere Umano...), fa paura. Implica immediatamente un altissimo, un pesantissimo, senso di responsabilità, che come tutti sappiamo, ha un solo ed unico significato: la capacità di rispondere
Dal latino Respondere (rispondere), seguito dal suffisso -bile che indica facoltà, abilità.

Essere capaci a rispondere, quindi. A che cosa? Alle innumerevoli domande, implicite ed esplicite, di entità, difficoltà e spessore diversi cui si è irrimediabilmente sottoposti nel momento in cui si diventa genitori....ed anche alle situazioni che si vivono, quotidianamente, prestando sempre attenzione al fatto che non si è più da soli, che si ha quell'essere umano in potenza con noi, dietro di noi, che ci osserva...ed impara. 
Insomma, ci si assume la responsabilità di fare la propria parte con approccio il più possibile ieratico, poiché molte cose assumono un significato differente da quello che tu, adulto, attribuivi loro nella tua vita, "prima".
E' che non puoi più prescindere da quella spada di Damocle che si chiama "dare il buon esempio"...o meglio, non è che non puoi...è che capisci molto in fretta che non ti conviene allontanartene...o si trasformerà immediatamente, come da leggenda, in una scure che si abbatterà su di te senza pietà, nel prossimo futuro.

E non si riduce tutto (soltanto) al non fumare in casa (per chi ancora fuma...), al non dire parolacce, al non mangiare stravaccati sul divano, al non maneggiare rozzamente cibo con le mani, al chiudere un cassetto con un piede...ecc...insomma, non si tratta di non potersi più "scazzare in libertà". Si tratta di educare, di saper sapientemente condurre (-ducare) fuori (e-) dal bambino tutto ciò che di positivo "contiene dentro di sè"...




Quindi, si scopre che educare non è neanche lontanamente sinonimo di inculcare e di imporre, ma, è invece, un'attività tutt'altro che semplice, che consta nel saper favorire lo sbocciare della personalità dei propri figli.
Attuare quindi, una serie di scelte che a nostro avviso, aiutano il bambino ad esprimersi al meglio, in accordo con la sua natura...e questa, la si comprende e la si conosce attimo dopo attimo, prestando sempre attenzione ai suoi segnali, ascoltando con tutti i sensi - compreso il sesto (il cuore) - ciò che ci comunica come un bambino riesce a fare, spesso nei modi più disparati...ed irrazionali.
Certo, ovviamente, non sempre si riesce o non sempre si riesce al primo colpo...si impara ad essere e a fare il genitore...non è così immediato...in queste dinamiche conoscitive si intrufolano spesso anche i conflitti non risolti degli adulti, i vissuti ancora "scottanti"....ma che educare nel modo corretto significhi conoscere intimamente il proprio bambino e trasmettergli competenze, nozioni, abilità, esperienze che possano aiutarlo a vivere al meglio, lo si comprende abbastanza in fretta...non foss'altro perchè è proprio ciò che ci è sempre mancato!
Ed in effetti, in queste competenze rientrano anche i banali e noiosi ringraziare, salutare, chiedere con gentilezza, insomma, tutte quelle cose che canonicamente si considerano come semplici norme della buona educazione...perchè avremo sperimentato tutti che se si mangia composti, non ci si sporca, si finisce prima e si può giocare di più...che se si saluta per primi, tutti sono più bendisposti nei nostri confronti, che se si ringrazia, si trasmette altrui la sensazione che abbiamo capito e compreso il suo gesto, il suo sforzo ecc...ecc...

Ma l'altra faccia della medaglia, qual è? Perchè esiste, vero, un'altra faccia della medaglia?
Sì, certo, esiste.
Essere genitori non significa solo avere incombenze, stress, responsabilità, oneri, vincoli, impegni...significa anche sperimentare sentimenti assoluti e cogliere l'opportunità di maturare.
Non tutti coloro che sono padri o madri si sentono o sono persone mature. Alcuni scelgono di non diventarlo mai, altri non sanno individuarne gli estremi e non ne comprendono il significato, altri non sanno come fare a lasciare andare le immagini costruite dentro di sè di loro stessi...ma tutti, tutti, tutti, sono esseri umani da rispettare, tutti hanno i loro travagli interiori....alcuni, sfruttando la metafora, devono ancora partorire se stessi!

Maturare, maturare...cioè?
Per me maturare grazie all'esperienza della genitorialità, alla maternità nel mio caso, significa - come dicevo - avere l'opportunità di rapportarsi quotidianamente con sentimenti assoluti come l'amore, la paura di morire, la felicità, la soddisfazione, l'appagamento, la rinuncia, la stanchezza, la debolezza e nonostante tutti gli sbalzi che le emozioni a loro correlate ti costringono a sentire, essere grata e fiera della vita che stai facendo.
Essere genitore e viversi questa condizione in modo così viscerale e profonda è un dono...è una rivelazione...è una condizione privilegiata che porta con sè, però, una più o meno lunga fase di sofferenza. Accettare di aver scelto, quasi inconsapevolmente, di veder trasformare la propria vita e di maturare grazie alla nascita di uno o più figli significa irrimediabilmente sperimentare sulla e sotto la propria pelle il dolore della perdita.

Prendersi fino in fondo la responsabilità di concepire, crescere, accudire ed educare un altro essere umano con tutto ciò che si possiede ci impone di uscire allo scoperto, di abbandonare, di perdere, la nostra situazione di vita certa e protetta a favore di una vita in cui saremo noi a dover offrire protezione, spesso accompagnati dall'incertezza.
Quella stasi esistenziale e sicura a cui ci eravamo piacevolmente abituati e che con il tempo ci avrebbe condotto ad una condizione di irrealtà e di regressione, lascia il posto al costantemente mutevole, al delicato, all'incerto.
Si perdono tante cose: la libertà di agire da sè e per sè, le uscite frequenti con gli amici, la forma fisica (soprattutto per le mamme...almeno per un po'...), il sonno, il riposo, la pazienza, la tranquillità di poter anche non pensare a domani...ma soprattutto, la propria centralità di individuo, perchè al centro della vita, ora, ci sono loro: i figli.
Il passaggio da un ciclo di vita all’altro richiede sempre di confrontarsi con la perdita del "noto" e con l'ambivalenza del "nuovo": attrae tanto, e altrettanto spaventa...come quando si andava a scuola.
Dove c'è dolore, dove c'è rielaborazione e trasformazione della perdita, c'è sempre una crescita...non solo diventando genitore.
Diciamo che essere padre o madre, facilita il processo!

Il modo per uscire vincitori da questa totalizzante esperienza è conquistare la fiducia nel fatto che ciò che è stato costruito fino al momento di cambiare non ha ragione di essere abbandonato del tutto e che crescere implica sempre conoscenza.
Si perde tanto, ma si conquista di più.
Si migliora, si evolve, si comprendono profondi messaggi di vita, si sperimenta un amore completamente diverso da ogni altro sentimento...in sintesi, si impara ad amare.
Dove Amare significa accogliere, contenere, comprendere, accettare, rispettare, aspettare, ascoltare, apprezzare, incoraggiare, perdonare, essere sinceri, onesti, umili, generosi, fiduciosi, forti.
Dove Amare non significa pretendere, manipolare, mentire, prevaricare, compensare le nostre mancanze interiori.

Questa è la trasformazione, il dono inestimabile, che un figlio fa ad un genitore.

Grazie...






lunedì 27 luglio 2015

Strategia di sopravvivenza...ai capricci

Da un po' di tempo a questa parte...diciamo da quando mio figlio ha un anno e mezzo (ora ne ha quasi tre), sperimento, sperimento e ancora sperimento tattiche di sopravvivenza e di coesistenza pacifiche e soprattutto, funzionali alla nostra relazione...e al mantenimento di una vita più o meno normale.
I bambini sanno portarti all'esasperazione...sfidano la tua capacità di sopportare, resistere...........educare.


Si possono imparare molte cose dai bambini. Quanta pazienza abbiamo, per esempio.
(Franklin P. Jones)


Ovviamente, il piccolo prontuario che segue origina da una serie di piccoli / grandi fallimenti, di frustrazioni, di intoppi, di crisi, di momenti "no"...ma è consolante sapere che sono rimedi realistici e verificati :-) !
Ho sbagliato, ho letto, ho provato, ho approvato ed ho consolidato....
Nulla è immediato, ma quando scorgerete negli occhi di vostro figlio quel bagliore dato dallo stupore misto all'ombra del sospetto di fronte ai vostri cambiamenti...significherà che avrete fatto centro!
Ed avrete aperto un varco verso un rapporto più sereno e appagante.

Noi siamo i genitori e noi siamo il loro esempio...comportiamoci bene...ci emulano in tutto e per tutto.
Noi siamo i genitori e noi siamo il loro punto di riferimento. Se siamo più in crisi e sfiduciati di loro, abbiamo perso il match in partenza.
Noi siamo i genitori e noi abbiamo il compito (e a parer mio anche l'obbligo...ma è una mia opinione...) di mettere in circolo tutto l'amore di cui siamo capaci.
Noi siamo i genitori e sì, possiamo anche sbagliare.................e recuperare!


Segue campionario di situazione tipica di vita, comportamento del bambino e reazione genitoriale spiazzante (e di successo):

  • 1. Lavori domestici 
Tu, mamma (o papà....ovvio....non lo specifico tutte le volte, è implicito) ti accingi a svolgere semplici operazioni domestiche di routine e lui, bambino, imperversa senza sosta in una litania che suona all'incirca così "mamma, guarda!" / "mamma, vieni?" / "mamma, giochiamo?" / "maaaaaaaammmaaaaaaaa..."

Cioè come interrompere e vanificare tutti i tentativi di un adulto di svolgere semplici operazioni come il preparare la cena, il pulire casa sommariamente o il fare una lavatrice........causando una frustrazione infinita ed un senso di colpa imponente verso ogni fronte. Accettare di avere una casa da schifo, di mangiare l'ennesimo toast al volo e via di seguito o accettare di trascurare il tuo cucciolino che in fondo, vuole solo trascorrere del tempo con te?
Sei così scarsa da non riuscire a gestire meglio questa situazione?
Sei tu che sei incapace o la vita ormai non è più cosa tua??
Vuoi che non ti scappi, ad un certo punto "oooooooooooooohhhhhhhhhh che c'èèèèèèèèèèèèèèèèè!" "Arrivo! Un attimooooooooo, che stress che sei!"
Se ciò che Before Children facevi in mezzora e After riesci a fare, male, in due ore sviluppa sulla tua persona tutti tic e le nevrosi fino a quel momento a te completamente sconosciuti, è bene provare un percorso alternativo.

"Bubu, mi aiuti? Non ce la faccio a fare tutti i lavori da sola!"
E quindi, straccetti, spugnette, piumino antipolvere alla mano e via con le lodi e la meraviglia davanti a tutto l'impegno che ci mette per pulire...lui è impegnato e tu guadagni tempo, spazio e aria...e puoi FARE.

"Mi aiuti a dividere i panni da mettere in lavatrice? Questo lo metti lì, questo lo metti là......."
"Poi premi tu il bottone della lavatrice, appena l'abbiamo riempita..."

Idem in cucina.
"Io pelo le carote, tu me ne passi una per volta?"
"Io preparo la cena e tu cucini con il pongo" (corredato di set completo di stampini, formine, mini-mattarello, coltellino di plastica ecc..)



Sintetizzando? Coinvolgete il bambino e dategli la sensazione di essere indispensabile e molto utile.
O continuerà a lungo con la sua nuova attività domestica o si stuferà e magicamente si inventerà qualche giochino da fare con le sue innumerevoli diavolerie....insomma, sarà lui a scegliere di non coinvolgervi e crederà di avere il controllo della situazione...già, crederà! (E' ammessa la risatina diabolica....)
Ovviamente, ci impiegherete comunque più tempo, ma almeno non sarete stressati ed esauriti.


Questa strategia funziona perché non lo si lascia da solo, né lo si obbliga a fare ciò che non vuole.  

Ah! AfterChildren è sempre bene uscire di casa, prepararsi e agire sempre con mezz'oretta di tempo di margine.....sicuramente ci sarà un imprevisto da gestire....ed è bene non essere alle strette. Così non vi saltano i nervi e non compromettete l'intera giornata. Sperimentato e toccato con mano! ^___^


  • 2. Capricci

Di qualunque entità siano, talvolta, oltre che al bambino disperato....possono far saltare i nervi anche al genitore...che magari è stanco, ha poco tempo, è già al decimo episodio della "battaglia giornaliera" con il bambino gne-gne, non ha voglia di essere additato da tutti come se fosse un probabile omicida (perchè i capricci aumentano in volume e durata se attuati in pubblico, questa è una legge.....),  ecc...
Ora....posto che alla lunga, di ciò che possa o meno pensare "la gente" si impara anche a fregarsene....posto che qualunque cosa un genitore decida di fare avrà sempre qualcuno che commenta (e giudica) sottovoce o  alle spalle le sue decisioni.........posto che ciò di cui veramente ci importa è il benessere nostro e dei nostri bambini, i capricci talvolta non possono essere evitati.

Il fatto è che se anche il genitore inizia ad urlare, non è che stia fornendo un buon esempio da seguire....gli diciamo di non urlare....urlando? Gli diciamo di non frignare.....frignando cose del tipo" dai, su, smettilaaaaaa....."

Poco credibili.

Ci sono cose come lo stare seduti sul seggiolino, il doversi mettere/togliere le scarpe, il non poter maneggiare oggetti pericolosi, il non poter mangiare - bere - rompere - comprare tutto ciò che si vuole, il dover abbandonare il parco giochi... che producono moltissima rabbia nei nostri piccoli.

Quando sono piccoli piccoli, sentono solo una forte emozione esplodere dentro di loro, non la sanno gestire e ci si abbandonano, perdendo ogni riferimento...si spaventano del loro stesso stato d'animo e se in tutto ciò noi perdiamo le staffe, la "tragedia" è alle porte. Penseranno "ma questo/a non dovrebbe essere capace di fare tutto? Adesso che fa? E' in crisi più di me!"
Beh, forse non proprio, ma comunque sia....i genitori in balìa del capriccio di turno non sono molto affidabili e concreti.
Ci vuole molta consapevolezza....e anche molta fermezza...ma cerchiamo di rimanere solidi, razionali e lucidi.
Chiediamoci che cosa implica quel capriccio. Che tipo di richiesta nasconde? E' davvero un capriccio o piuttosto, è una domanda? Spesso, dietro a urla, pianti e rumore, in realtà, si cela "solo" una richiesta di attenzione da parte dei bambini....quindi, vediamo se in qualche modo non si può attuare la strategia del punto 1. Coinvolgiamoli, distraiamoli ed impegnamoli....può succedere che si calmino.

Se proprio dobbiamo fare una telefonata o stiamo parlando con qualcuno...evitiamo gli imperativi tipo "stai zitto! Sto parlando!", tanto non funzionano, se non per qualche secondo.
Proviamo a disorientarli con un sorriso seguito da un "Ascolta............puoi andare in bagno ad urlare? Se proprio non puoi farne a meno.......là puoi fare tutto il rumore che vuoi!"
Di solito, seguono stupore e silenzio.
Oppure, altra strategia che funziona, quando sono al telefono chiedo a mio figlio se vuole darmi la mano e fare il giro del salotto con me. Lui mi stringe la mano, giriamo per la casa come zombies, ma almeno io porto a termine la mia telefonata con successo!

Siete nel bel mezzo del capriccio perchè avete dovuto dire un "no" ed il bambino non ha gradito? Con Bubu spesso mi comporto così:
"Non capisco niente di ciò che stai urlando e piagnucolando....calmati e poi ti ascolto...finchè urli, non ti do' retta. Quando ti sei calmato, chiamami...." Gli faccio una carezza e lo ignoro con serenità.
Oppure: 
"Sei arrabbiato? Lo capisco.....però purtroppo non possiamo fare altrimenti adesso. Soffiamo insieme via la rabbia? Respiriamo bene e soffiamo! Via, rabbia...vai via!"
E seguono tanti respironi con tanti soffi........la rabbia si trasforma in gioco....ed il bambino si calma...ed il tuo istinto omicida pure (^_________^).........
  
Questa strategia funziona perché si forniscono al bambino o un'alternativa (urla altrove), o lo spazio ed il tempo per sfogarsi (calmati e poi ti ascolto) o una nuova modalità di esprimersi (soffia via la rabbia, non negarla).
In tutti i casi, nessun divieto, nessuna imposizione.


  • 3. L'ora della nanna
Premesso che noi siamo stati fortunati....abbiamo infatti avuto la grazia di avere un bambino che ama dormire! Questo non toglie comunque che alcune volte proprio non voglia andarci, perchè sta giocando, perchè sta guardando la tv, perchè abbiamo ospiti a casa....
Lui però sa che all'ora della nanna, tutti vanno a letto (compresi mamma e papà) e che tutto si rimanda a domani....sa che c'è un incantesimo che ci impone di andare a letto, un po' come succede a Cenerentola che deve rientrare a casa entro la mezzanotte...
L'elemento fiabesco ha una grande presa sull'immaginazione dei bambini ed infatti, altri nostri complici all'addormentamento sono alcune brevissime fiabe che tutte le sante sere gli racconto mentre è nel lettino....che hanno come filo conduttore la nanna....5 minuti di storielle e alla fine è lui a dirmi "vai a dormire mamma, c'è l'incantesimo...."

Questa strategia funziona perchè la regola coinvolge tutti, non solo il bambino e perchè stimola la sua immaginazione, creando un solido ed esclusivo rituale di famiglia.


In fondo, credo che i bambini vogliano solo sentirsi coinvolti, trovare certezze e punti di riferimento.
La regolarità, la routine e anche quella ripetitività che a noi sembra noiosissima, per loro è fonte di sicurezza.
A breve, su questi schermi, altre strategie di vita serena!!!!

Buoni esperimenti............................


venerdì 26 giugno 2015

Dormiamo abbastanza? E i nostri piccoli?

La nostra è una società frenetica.

La nostra è un'epoca veloce, contratta, sincopata.

La nostra è una vita che troppo frequentemente si dimentica della natura.





Noi adulti dormiamo a sufficienza per affrontare le battaglie quotidiane?
Ed i nostri bambini????

Secondo la National Sleep Foundation questi dovrebbero essere i ritmi di sonno-veglia:


In particolare, per i bambini, si raccomanda:
Le tabelle sulle ore di sonno dei bambini sono tratte dalle indicazioni della National Sleep Foundation e dalla Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale
Quanto devono dormire i bambini

  • 1-2 mesi: da 10 fino a 18 ore distribuite nell'arco della giornata (da sonnellini di pochi minuti, a diverse ore).
  • 3-11 mesi: dalle 12 alle 14 ore al giorno. 
  • Dai 6 mesi: sonno prolungato di notte (9-12 ore) più vari  sonnellini (da 1 a 4) che possono durare da 30 minuti a 2 ore durante il giorno. 
  • 1-3 anni: dalle 12 alle 14 ore durante le 24 ore --> dai 18 mesi circa, il riposino pomeridiano è uno solo e dura da 1 a 3 ore 
  • 3-5 anni dalle11 alle 13 ore al giorno 
  • 5-12 anni: dalle 10 alle 11 ore a notte --> dai 5 anni in avanti, la maggior parte dei bambini non fa più il riposino dopo pranzo
  • Dai 13 anni: 9-10 ore a notte

.........ricordiamo che il sonno è un grande alleato di TUTTI noi!
Concediamoci ciò di cui abbiamo realmente bisogno...e rendiamo inoffensivi gli apparecchi elettronici mentre dormiamo! E' stato dimostrato quanto possano influire negativamente sui ritmi circadiani ed "ingannare" il nostro cervello.

Approfondimenti:


venerdì 17 aprile 2015

Torta carote e arance

Chi ha detto che un dolce gustoso non può essere anche sano e nutriente???
Ecco una torta leggera per la colazione e la merenda dei nostri bambini, senza uova e senza burro, ma ricca di vitamina A e vitamina C, per la presenza delle carote e delle arance. Il beta-carotene poi, presente nelle carote, oltre alle sue innumerevoli proprietà, è utile per la crescita.



Ingredienti: 

300 g carote (3 carote grandi)
200 g farina 0

50 g fecola di patate
100 g di zucchero di canna
50 g di olio di semi di mais
1 bustina di lievito
30 g mandorle
1 cucchiaino di cannella
1 pizzico di noce moscata
1 bicchierone di succo d’arancia (250 ml)
la scorza di 1 limone
la scorza di 1 arancia
 4-5 cucchiai di mirtilli freschi

Procedimento:


Tritare nel mixer le carote con le mandorle e lo zucchero, aggiungere l’olio e il succo di arancia. 
A questo punto unire la farina, la fecola, il lievito, le spezie e la scorza di limone e arancia grattugiata.
Infine incorporare i mirtilli freschi.
Foderare uno stampo da torta con carta da forno e versare l’impasto.

Cuocete in forno caldo a 180° per almeno 35 minuti.


martedì 10 febbraio 2015

Le mamme perfette (grazie a Dio) non esistono!

Quando sono diventata mamma non è stato tutto rose e fiori. Mi sono sentita catapultata di colpo in una realtà che non conoscevo e che non mi aspettavo. Ora so che la maternità non si può comprendere fino a che non ci si trova immerse. Certo, si può immaginare, ma quello che ci si trova in effetti a vivere è lontano anni luce da ogni previsione.
La nostra società ci propone attraverso i mass media un'immagine distorta della maternità, in cui vengono sottolineati (ed esasperati) aspetti quali la gioia, la totale disponibilità della neomamma, la tenerezza dell'avere tra le braccia la piccola creatura tanto desiderata.
La maternità, però, non è soltanto questo. Senza arrivare agli estremi della depressione post partum (che in ogni caso è molto più frequente di quanto si pensi), diventare mamma significa anche stanchezza (tanta!), senso di inadeguatezza, a volte rabbia e senso di impotenza.
Perchè l'immagine di mamma che ci viene proposta ogni giorno tramite la pubblicità non mostra anche questi aspetti? E' quasi come se questi aspetti facessero paura, e per questo venissero negati.
Peccato che quando poi ci si trova davvero con quel frugoletto piangente tra le braccia, le cose siano molto, molto diverse dall'immagine che fino a quel momento ci è stata propinata e che, volenti o nolenti, abbiamo interiorizzato come la nostra idea di mamma. Una mamma perfetta.

Quando un bambino (o due come nel mio caso) irrompono nella nostra vita cambiandola radicalmente, tutto ci sentiamo fuorchè perfette. Ricordo momenti di profondo sconforto in cui mi sono chiesta perchè mai avevo avuto la malsana idea di volere dei bambini. Momenti terribili in cui sentivo che la mia vita di prima era finita per sempre, che non sarei mai più riuscita a leggere un libro, a cucinare un dolce, a guardare un po' di televisione. Mi sentivo intrappolata in una realtà nuova e destabilizzante, che ancora non avevo imparato a gestire. Vedere pubblicità in cui apparivano mamme dal viso dolce e rilassato, elegantemente vestite, intente ad allattare un bel bimbo che succhiava tranquillo non mi aiutava per niente. Anzi. Mi chiedevo: “Perchè io non sono così?” “Perchè non sono sempre sorridente, non ho sempre voglia di stare con le mie bambine, perchè a volte vorrei scappare lontano da qui?”
Ora so che tutto questo è assolutamente normale. Allora avrei voluto che qualcuno me lo dicesse, mi sarei sentita meno inadeguata, meno sbagliata.
Molto tempo dopo la nascita delle bambine, ho scoperto i meravigliosi lavori di Alba Marcoli, psicologa clinica milanese, che da più di vent'anni conduce gruppi di lavoro con genitori ed educatori. In uno dei suoi lavori più recenti, “La rabbia delle mamme”, la Marcoli affronta il grande tabù della maternità: sentirsi stanche, depresse, incomprese, deluse, e soprattutto arrabbiate, non significa essere cattive madri. E' semplicemente normale.

Una cosa utilissima per le neomamme è partecipare ad un gruppo in cui potersi confrontare con altre persone che stanno vivendo le stesse nostre emozioni e difficoltà. Quando si riesce a condividere il proprio vissuto di solitudine con chi questo vissuto lo conosce in prima persona proprio perchè lo sta vivendo sulla sua pelle, cominciamo a sentirci capite, ascoltate, non giudicate ed aiutate ad andare avanti utilizzando le risorse di cui disponiamo, che sono diverse per ciascuna, e non quelle ideali, lontane dalla realtà e che portano inevitabilmente a sentirsi fallite e mai all'altezza.

Concludo con un estratto da una lettera scritta da una mamma alla sua bambina, in cui appare chiaramente quanto i cliché proposti dalla nostra società siano lontani dalla realtà e quanto dannosi siano per la delicata costruzione del ruolo di madre.

Cara bimba mia,
sono spesso una mamma in difficoltà: la più grande è affrontare la tua rabbia. Il tuo pianto disperato, le tue urla scomposte, la violenza dei tuoi gesti mi hanno travolto come un vortice, mi hanno inondato di paura, mi hanno schiacciato facendomi sentire colpevole...
Colpevole di non riuscire a evitarti questo uragano che ti pervade, di non essere capace di accettare, accogliere, elaborare con te l'impegno delle tue emozioni.
[…]
Che distanza abissale tra il mio immaginario e la realtà della vita di una mamma!
Le mamme delle pubblicità sono sempre sorridenti, taglia 42, fresche di parrucchiere; non urlano, non dicono parolacce, non fanno gesti inconsulti.
Mi domando: perchè non aiutare le mamme vietando alle donne senza occhiaie, troppo pettinate ecc. di far pubblicità ai pannolini?
Vorrei vedere una mamma un po' scarmigliata che imbocca il suo bambino e sullo sfondo, non una casa linda, ma un letto sfatto. Che liberazione!
Meno clichè e meno consigli gratuiti avrebbero diminuito il mio senso di inadeguatezza, la mia sensazione di essere una mamma sbagliata.”

Tratto da Alba Marcoli, “La Rabbia delle Mamme”

venerdì 16 gennaio 2015

Come si mangia dopo l'anno

Dopo lo svezzamento il bambino conosce tutti i grandi gruppi alimentari.
Il latte materno lascia il posto o si accosta ad altri latti (vaccino, di riso, di avena, di soya......), il pesce diventa un valido alleato per crescere bene, mentre la frutta e la verdura occupano sempre il primo posto!
E' importante che a partire dal primo anno compiuto, non manchino alimenti ricchi di ferro, zinco e calcio per lo sviluppo dell’apparato sanguigno, immunitario e scheletrico (il ferro si trova nella carne, nelle uova, nei legumi, nella frutta secca, nel latte, nell'avena; lo zinco è presente soprattutto in farina di grano, formaggi, pesce, semi tostati, zucca; il calcio è abbondante nelle verdure a foglia verde, nei legumi, nelle arance, nel latte, nel sesamo, nelle mandorle) e come noto, non devono mai essere insufficienti le vitamine ed i sali minerali (in frutta e verdura) per il benessere complessivo degli organi.
Più di tutto, comunque, è importante variare e bilanciare gli alimenti...che dovrebbero essere sempre di stagione!
Pochi lo zucchero ed il sale e preferire le cotture semplici a quelle elaborate e lunghe................no fritti e pochi pochi dolcetti, mi raccomando eh!
Beh, dai, qualche volta le patatine ed un pezzettino di torta sì, si possono mangiare..........

I pasti giornalieri per un bambino da uno a tre anni devono essere preferibilmente 5: colazione, spuntino, pranzo, merenda, cena....non utilizzate il cibo come premio e/o consolazione poichè veicolereste un messaggio errato da associare al cibo...e se potete, rispettate gli orari, non distraete i vostri piccoli dalla loro "impresa" con la televisione...quella potete farla vedere dopo, a pancino pieno....prima, almeno per le prime volte, abbiate taaaaaanta pazienza, non perdete le staffe, non vi arrabbiate e non riempite il tavolo o il seggiolone di cose!
I bambini amano le buone abitudini e l'essenziale!!!
Ora il cucchiaino è uno strumento di potere per loro...si devono concentrare per mangiare, per coordinare il braccio, il polso, la bocca....e lo stomaco!
Per un bambino, la sua evoluzione alimentare è il riflesso della sua crescita, della sua evoluzione cognitiva e motoria...e viceversa. Sì, certo, le manine si adoperano sempre, ma con il cucchiaino il bambino prende l'iniziativa e trova l'autonomia. Non vuole più essere imboccato, comincia a scegliere, asseconda i suoi gusti - o almeno ci prova...Quando fa i capricci, lo so, lo so molto bene, non è facile restare calmi, ma se proprio rifiuta qualcosa, assecondate il suo rifiuto con un indifferente sorriso, ma non proponetegli altro da mangiare...prima o poi, si abituerà alla cucina di casa...la fame è brutta eh!!! ^____________^
Ma valutate anche l'ipotesi che quella cosa proprio non gli piaccia! Capita anche a voi no? Equilibrio...ma con fermezza. Un conto è il suo capriccio, il suo puntiglio....un conto è la forzatura errata da parte vostra....cercate con il buon senso la via migliore.

E' bello stare a tavola tutti insieme, soprattutto durante il fine settimana (perchè si sa, la nostra vita quotidiana non è esattamente come quella che ci propina la televisione....non arriviamo tutti insieme e sereni a casa, con un sorriso amorevole, con l'entusiasmo necessario con cui affrontare i fornelli, ma siamo piuttosto stanchi e svuotati dalla giornata....senza grandi idee sul da farsi....e fiaccati dal disordine e dall'orologio che avanza.....)...quando si può, mangiate tutti insieme!
Mamma e bimbo di solito mangiano insieme e prima ed attendono il rientro a casa del papà.....ma ciò non toglie che condividere il momento del pasto, anche se con piccoli aggiustamenti dietetici adatti al piccolo, sia un momento importante.

Mangiare è uno dei momenti in cui il buon esempio la fa da padrone. Anche a tavola, soprattutto forse, il bambino osserva i genitori, li guarda usare forchetta e coltello e scruta curioso nei loro piatti.
L'imitazione è ciò che fa crescere i nostri bimbi, che li spinge ad apprendere sempre di più....
In sintesi, come pretendere che un bambino mangi le verdure se i genitori le evitano?
Idem per la frutta, le minestre, l'acqua...se nessuno in famiglia li mangia/beve volentieri.
Le abitudini alimentari sono contagiose ed inoltre, i bambini hanno una "memoria del gusto" praticamente vergine, quindi, tutta da scrivere!!!! Nel modo giusto però!!!

Mamma e papà, se dovete correggere qualche vostro disordine, qualche vizio, qualche mancanza...fatelo ora!

Nella tabella sottostante sono elencati le funzioni biochimiche, le manifestazioni dovute ad carenza e gli alimenti particolarmente ricchi dei principali sali minerali.

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