Soltanto verso l'ottavo mese compare
quella che lo psicologo austriaco Spitz definì “ansia di
separazione”. Giunto a questa età infatti, il bambino inizia a
differenziare sé stesso dalla madre, a vederla quindi come una
figura significativa, separata da lui. Questa fase che, per un verso,
dà inizio all'esporazione e quindi, successivamente, alla conquista
dell'autonomia da parte del bambino, comporta però anche la
spiacevole sensazione dell'angoscia, provocata dall'allontanamento
della madre. Il processo si separazione-individuazione è infatti
solo al suo inizio, il bambino non ha ancora la capacità di
“mentalizzare”, vale a dire la capacità di creare un'immagine
mentale della madre anche nel momento in cui lei non è fisicamente
presente. Questo comporta che, nel momento in cui la mamma esce
dalla visuale del bambino (magari solo per spostarsi in un'altra
stanza) il bambino sperimenta una sensazione di vuoto angosciante,
come se la mamma fosse morta e letteralmente non esistesse più, e
con lei anche la parte del bambino che le è ancora simbioticamente
attaccata.
L'angoscia di separazione si manifesta
con pianti inconsolabili nel momento in cui la madre si allontana,
anche solo temporaneamente, dal bambino e può estendersi anche al
momento del sonno, altra occasione in cui il piccolo potrebbe
sperimentare un senso di abbandono, specialmente quando lo si metta a
dormire in una stanza separata da quella dei genitori. E' importante
in questi casi che il genitore non si mostri a sua volta angosciato
dalle reazioni del bambino al suo allontanamento, ma che le viva con
serenità, consapevole che sono proprie di una fase di transizione
che il piccolo deve necessariamente attraversare per crescere e
rendersi sempre più autonomo. Per quanto riguarda il momento del
sonno, può essere utile l'introduzione di una routine, di un rituale
di addormentamento che si ripeta ogni sera nello stesso modo (per
esempio, leggere una favola, cantare una ninna nanna, dare il bacio
della buona notte...), e che attenui la sensazione del bambino di
essere abbandonato, trasmettendogli invece cura e attenzione, che gli
danno sicurezza.
Utilissimo anche proporre al piccolo quello che Winnicott ha definito “oggetto transizionale”: può trattarsi di un pupazzo, di un indumento del genitore che abbia addosso il suo odore, di qualcosa cioè che possa fungere da sostituto genitoriale e possa tranquillizzare il bambino nei momenti di distacco dalla figura materna.
Utilissimo anche proporre al piccolo quello che Winnicott ha definito “oggetto transizionale”: può trattarsi di un pupazzo, di un indumento del genitore che abbia addosso il suo odore, di qualcosa cioè che possa fungere da sostituto genitoriale e possa tranquillizzare il bambino nei momenti di distacco dalla figura materna.
Da evitare invece l'utilizzo di
strategie “regressive”, quali far addormentare il bambino nel
lettone oppure addirittura farlo dormire tra i genitori. Se
considerato, infatti, quanto precedentemente detto sul significato
dell'angoscia di separazione e sul suo ruolo nella conquista
dell'autonomia da parte del piccolo, è facile capire che
accorgimenti di questo genere hanno l'effetto di confermare al
bambino le sue paure e, conseguentemente, di rallentare o in taluni
casi perfino di ostacolare il suo processo di individuazione e di
crescita.
Un altro momento critico in cui il
piccolo deve confrontarsi con l'ansia di separazione può essere
quello dell'inserimento al nido. Anche in questo caso, è
fondamentale il vissuto del genitore al riguardo; in questa fase,
infatti, il bambino fa ancora molto affidamento sull'espressione
emotiva del genitore per dare significato a ciò che gli accade. I
bimbi hanno una capacità incredibile di leggere le emozioni sul
volto o nei gesti dei genitori, anche quando questi cercano di
nasconderle o perfino le negano a loro stessi. Se il bambino leggerà
angoscia negli occhi del genitore, al momento del distacco, la sua
ansia non potrà che essere rafforzata e l'allontanamento dal
genitore diverrà molto più complicato da gestire. E' necessario
staccarsi dal bambino con fiducia, e sempre consapevoli che la sua
crescita dipende anche dalla capacità che noi genitori abbiamo di
lasciarlo andare, di favorire un distacco sano e costruttivo.
Mi sa che stiamo attraversando proprio questa fase noi!!! Dopo un inizio fantastico al nido, da giugno a fine luglio, ci sono state le ferie (tutto a gosto insieme a me, sempre...o quasi)..e adesso, ogni mattina piange quando lo lascio alla maestra...ha il sonno disturbato (improvvisi pianti che non si arrestano in fretta...)
RispondiEliminaPoverino...va detto che durante questa settimana, non solo ha dovuto riprendere con il nido, ma mi ha visto pure poco e a spot...ho avuto un lutto in famiglia purtroppo - la nonna - ed ero sempre in giro tra pratiche varie, funzioni ecc...spero si riabitui in fretta ai nuovi orari e che riesca a ritrovare un po' di serenità e sicurezza....mi fa tanta tenerezza...