venerdì 24 maggio 2013

L'angoscia di separazione nel bambino

Nel primo periodo della sua vita il neonato sperimenta stato di simbiosi con la madre, uno stato di indifferenziazione per cui madre e bambino sono, nel vero senso del termine, una cosa sola.
Soltanto verso l'ottavo mese compare quella che lo psicologo austriaco Spitz definì “ansia di separazione”. Giunto a questa età infatti, il bambino inizia a differenziare sé stesso dalla madre, a vederla quindi come una figura significativa, separata da lui. Questa fase che, per un verso, dà inizio all'esporazione e quindi, successivamente, alla conquista dell'autonomia da parte del bambino, comporta però anche la spiacevole sensazione dell'angoscia, provocata dall'allontanamento della madre. Il processo si separazione-individuazione è infatti solo al suo inizio, il bambino non ha ancora la capacità di “mentalizzare”, vale a dire la capacità di creare un'immagine mentale della madre anche nel momento in cui lei non è fisicamente presente. Questo comporta che, nel momento in cui la mamma esce dalla visuale del bambino (magari solo per spostarsi in un'altra stanza) il bambino sperimenta una sensazione di vuoto angosciante, come se la mamma fosse morta e letteralmente non esistesse più, e con lei anche la parte del bambino che le è ancora simbioticamente attaccata.
L'angoscia di separazione si manifesta con pianti inconsolabili nel momento in cui la madre si allontana, anche solo temporaneamente, dal bambino e può estendersi anche al momento del sonno, altra occasione in cui il piccolo potrebbe sperimentare un senso di abbandono, specialmente quando lo si metta a dormire in una stanza separata da quella dei genitori. E' importante in questi casi che il genitore non si mostri a sua volta angosciato dalle reazioni del bambino al suo allontanamento, ma che le viva con serenità, consapevole che sono proprie di una fase di transizione che il piccolo deve necessariamente attraversare per crescere e rendersi sempre più autonomo. Per quanto riguarda il momento del sonno, può essere utile l'introduzione di una routine, di un rituale di addormentamento che si ripeta ogni sera nello stesso modo (per esempio, leggere una favola, cantare una ninna nanna, dare il bacio della buona notte...), e che attenui la sensazione del bambino di essere abbandonato, trasmettendogli invece cura e attenzione, che gli danno sicurezza.
Utilissimo anche proporre al piccolo quello che Winnicott ha definito “oggetto transizionale”: può trattarsi di un pupazzo, di un indumento del genitore che abbia addosso il suo odore, di qualcosa cioè che possa fungere da sostituto genitoriale e possa tranquillizzare il bambino nei momenti di distacco dalla figura materna.
Da evitare invece l'utilizzo di strategie “regressive”, quali far addormentare il bambino nel lettone oppure addirittura farlo dormire tra i genitori. Se considerato, infatti, quanto precedentemente detto sul significato dell'angoscia di separazione e sul suo ruolo nella conquista dell'autonomia da parte del piccolo, è facile capire che accorgimenti di questo genere hanno l'effetto di confermare al bambino le sue paure e, conseguentemente, di rallentare o in taluni casi perfino di ostacolare il suo processo di individuazione e di crescita.
Un altro momento critico in cui il piccolo deve confrontarsi con l'ansia di separazione può essere quello dell'inserimento al nido. Anche in questo caso, è fondamentale il vissuto del genitore al riguardo; in questa fase, infatti, il bambino fa ancora molto affidamento sull'espressione emotiva del genitore per dare significato a ciò che gli accade. I bimbi hanno una capacità incredibile di leggere le emozioni sul volto o nei gesti dei genitori, anche quando questi cercano di nasconderle o perfino le negano a loro stessi. Se il bambino leggerà angoscia negli occhi del genitore, al momento del distacco, la sua ansia non potrà che essere rafforzata e l'allontanamento dal genitore diverrà molto più complicato da gestire. E' necessario staccarsi dal bambino con fiducia, e sempre consapevoli che la sua crescita dipende anche dalla capacità che noi genitori abbiamo di lasciarlo andare, di favorire un distacco sano e costruttivo.

1 commento:

  1. Mi sa che stiamo attraversando proprio questa fase noi!!! Dopo un inizio fantastico al nido, da giugno a fine luglio, ci sono state le ferie (tutto a gosto insieme a me, sempre...o quasi)..e adesso, ogni mattina piange quando lo lascio alla maestra...ha il sonno disturbato (improvvisi pianti che non si arrestano in fretta...)
    Poverino...va detto che durante questa settimana, non solo ha dovuto riprendere con il nido, ma mi ha visto pure poco e a spot...ho avuto un lutto in famiglia purtroppo - la nonna - ed ero sempre in giro tra pratiche varie, funzioni ecc...spero si riabitui in fretta ai nuovi orari e che riesca a ritrovare un po' di serenità e sicurezza....mi fa tanta tenerezza...

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