lunedì 6 maggio 2013

Ad occhi chiusi

Guardo mio figlio dormire (mio figlio! talvolta mi sembra ancora incredibile d'aver messo al mondo un essere umano...) e piango.
Piango sensazioni forti, poche lacrime che oltrepassano a malapena gli argini degli occhi, dense di pensieri e sentimenti.
Non si può spiegare quell'amore di sangue di cui usavano raccontare i greci, ma si può sentire, vivere, percepire sotto la pelle.
Ebbene é la pulsione vitale, é lo scindersi delle molecole, é l'emozione che scuote le viscere, a smuovere questo amore ancestrale, questo amore carnale, questo amore arcaico ed istintivo capace di pizzicare corde invisibili dentro al cuore.
Mentre lui dorme e sogna ad occhi chiusi il mondo che sarà, io mi beo di questa gioia quasi dolorosa, di questo legame eterno che sconvolge la vita e la rende degna del suo nome.
È una tempesta spettacolare, in parte distruttiva, ma portatrice di una forza rigeneratrice così prolifica da sovrastare tutto.
Così, anche io, ad occhi chiusi, mi abbandono al destino che ho scelto e comprendo che in alcuni momenti dell'esistenza, ci si conosce di più e ci si riscopre di più stando in silenzio al buio.


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